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Author: associazione plana

Home/Articles Posted by associazione plana
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Fotografie scattate durante il Premio Etico | Ethical 2017, 2° edizione e Rassegne Stampa – Palazzo Reale, Milano

by associazione planaon 14 febbraio 2018in Eventi
[foogallery id="4264"]

 

RASSEGNA STAMPA

9/02/2018 – Libero 24×7  Clicca qui

9/02/2018 –  Radio Radicale Clicca qui

9/02/2018 – La Stampa Clicca qui

8/02/2018 – Consumi Etici Clicca qui 

8/02/2018 –  Expartibus  Clicca qui

7/02/2018 – Il fatto quotidiano Clicca qui

7/02/2018 – Angelipress Clicca qui 

6/02/2018 – Meteoweb Clicca qui 

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PLANA – Evento ETICO|ETHICAL 2017, 2° edizione – Palazzo Reale, Milano

by associazione planaon 13 febbraio 2018in Attività

9 febbraio 2018, Palazzo Reale, Piazza Duomo 14 sala conferenze, 3° piano

Trepidante attesa per la seconda edizione di Etico | Ethical 2017. Ci troviamo a Palazzo Reale, nel cuore di Milano, e tutti gli ospiti si dirigono verso il 3° piano, nella storica Sala Conferenze. Dopo la consueta registrazione presso i desk della reception,  ecco che il pubblico si accinge a prender posto, mentre viene proiettato il video di FILOSOFIA grandesignEtico.

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MARCO INTROINI

by associazione planaon 2 gennaio 2018in Eventi

Un mondo in bianco e nero

Marco Introini è un fotografo professionista di paesaggio e di architettura, oltre che docente di Fotografia dell’ Architettura e Tecnica della Rappresentazione di Architettura presso il Politecnico di Milano. È stato inserito tra i venti fotografi di architettura protagonisti degli ultimi dieci anni, intervistato da Letizia Gagliardi per il libro La Misura dello Spazio.

[caption id="attachment_4149" align="aligncenter" width="1195"] http://www.marcointroini.net/[/caption]

Nel suo passato c’è proprio questa professione che, tuttavia, ha lasciato presto dal punto di vista prettamente tecnico.

“Non mi piaceva più fare l’architetto come viene inteso oggi. Ai tempi di mio padre, anche lui architetto, il lavoro era diverso mentre oggi è spesso ripetitivo e sterile nella maggior parte dei casi. È ovvio che non si possa diventare tutti Lloyd Wright, Mies van der Rohe o Alvar Aalto ma un conto è laurearsi e poi cercare di mettere in pratica la propria creatività un altro è trovarsi a fare lavori banali e ristrutturazioni a prezzi fissi.”

Nonostante questo, nonostante sia cambiata la professione, l’insegnamento  e la formazione del corso di laurea al Politecnico è stata per lui fondamentale ed unica.  La profonda conoscenza dello spazio e della forma che offre questo tipo di percorso formativo è esclusivo, qualcosa che non si può trovare altrove.
Il suo lavoro si basa sull’unione della figura professionale dell’architetto e del fotografo, in quanto queste siano tra di loro strettamente collegate.

Sin dagli albori della sua laurea ha capito  che la professione di architetto, nel senso più pieno del termine, non avrebbe fatto al caso suo poiché era più indirizzato verso altri aspetti, diversi dal mondo della progettazione e dell’architettura civile o industriale che dir si voglia. La fotografia che è sempre stata una sua passione che lo ha aiutato spesso nel realizzare lavori e progetti di ricerca con la sua dote primaria: quella di documentare e aiutare a ricordare.lo strettissimo rapporto tra le due discipline, architettura e fotografia, richiede una buona dote di preparazione e di concentrazione ed  è necessario per portare a termine un buon progetto.Alla base del tutto però vi è il disegno: permette di  studiare i particolari e riflettere sugli spazi e capire come poterli affrontare quando sarà sul posto, permettendogli così di  focalizzare con precisione quello che voleva ottenere. Tutti i suoi progetti fotografici vengono preceduti da una serie di schizzi e disegni come fossero una sorta di promemoria, di raccolta di idee. China che diventa fotografia. Quest’ultima è dunque per lui una naturale evoluzione del disegno su carta, questo comporta l’utilizzo programmatico del bianco e del nero.

Introini è  una figura nota anche nella sfera editoriale, basti pensare Padiglione Italiano della X Biennale di Architettura curato da Franco Purini del 2006; inserito nei venti fotografi di architettura protagonisti degli ultimi dieci anni, viene intervistato da Letizia Gagliardi per il libro La Misura dello Spazio; il grande lavoro di documentazione per il Ministero dei Beni ambientali e culturali (MIBAC) e la Regione Lombardia tra il 2014 e il 2016, e molto altro.

Per poi vincere il RedDot Award proprio nel 2016: un lavoro bellissimo, dal punto di vista della ricerca e del lavoro svolto, fatto in India e che si è trasformato prima in una mostra alla XXI Triennale poi in un libro, pubblicato da Silvana Editoriale, realizzato con Maddalena D’Alfonso: Warm Modernity, sulla nuova architettura moderna in India,  resa unica dalla cultura di Introini e dai suoi viaggi nel luogo.

Introini ad oggi è un punto di riferimento nello scenario artistico-culturale italiano capace, attraverso i suoi innumerevoli progetti, di stupirci costantemente.

[caption id="attachment_4148" align="alignleft" width="1280"] http://www.marcointroini.net/[/caption]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonti:

http://www.osservatoriodigitale.it/aprile-2017/profili-marco-introini

http://marcointroini.it/mountains

http://marcointroini.it

 

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MICHELE DE LUCCHI – LORO, CHE SONO L’ORO

by associazione planaon 21 dicembre 2017in Eventi

Michele De Lucchi, protagonista delle avanguardie di architettura e di design sin dagli anni ’70. Professore ordinario per chiara fama insegna al Politecnico di Milano. Ora nuovo direttore (che succede a Nicola Di Battista e che firmerà il primo numero in edicola dall’8 gennaio), «Domus», la storica rivista fondata da Gio Ponti. Tiene costantemente conferenze e lezioni in università e convegni internazionali difendendo il ruolo umanistico delle professioni tecniche. Disegna, dipinge e scolpisce oggetti e modelli in legno nei suoi laboratori di Milano e Angera. Nel tempo libero progetta edifici, ambienti, oggetti.

Il 15 Dicembre 2017 ADI- le vie del compasso d’oro- ha dato vita all’incontro Legni millenari e sapere artigiano svolto nel segno del tavolo Pangea di Riva 192, disegnato da Michele De Lucchi, selezionato per l’ADI Design Index 2016 e in corsa per il Compasso d’Oro 2018.

De Lucchi presenta cos¡ un libro Loro che sono l’oro ricco di sorprese, che fa muovere la mente in mille direzioni, per poi capire esattamente che sono questi fantomatici Loro:

 

 

[caption id="attachment_4125" align="aligncenter" width="1422"] Michele De Lucchi. Loro che sono l’oro. Pp. 32 e 33.[/caption]

 

“Loro sono loro, non è difficile capire chi sono. Sin dalle prime pagine si intuisce di chi si tratta e sono loro i protagonisti della storiella. Ugualmente il loro nome non appare mai, nemmeno una volta, nemmeno per confermare che effettivamente si parla proprio di loro” (Michele De Lucchi).

Sin dalle prime pagine si intuisce di chi si tratta e sono loro i protagonisti della storiella anche se il loro nome non appare mai, nemmeno una volta, nemmeno per confermare che effettivamente si parla proprio di loro. L’autore cerca in modi semplici, precisi, diversi di raccontarci l’importanza e la presenza di questi Loro che, in fin dei conti, anche se noi a volte ce ne dimentichiamo, sono davvero preziosi quanto l’oro, quanto la vita stessa. La storia che porta avanti De Lucchi vuole riportarci alla luce della mente la loro bellezza e il loro valore.

“Loro sono così indispensabili e così presenti in tutto quello che vediamo e in tutto quello che abbiamo e facciamo che effettivamente non è più necessario nominarli. Ma proprio per questa totale continua presenza tendiamo a non farci più caso e a dimenticare quanto insostituibili sono.”(Michele De Lucchi).

De Lucchi racconta la storia di chi ha messo le radici in questo mondo secoli fa, e da allora in silenzio ci guarda muoverci, facendoci quasi dimenticare della loro presenza. Facendoci quasi scordare quello che invece dovremmo sempre tenere a mente: loro sono davvero il nostro oro.

Un invito profondo a leggerlo, e capire… chi sono questi Loro ?

[caption id="attachment_4126" align="alignleft" width="1422"] Michele De Lucchi. Loro che sono l’oro. Pp. 24 e 25.[/caption]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonti:

http://www.corraini.com/it/catalogo/scheda_libro/1371/Loro-che-sono-loro
http://www.corriere.it/cultura/17_dicembre_11/domus-michele-de-lucchi-direttore-decennio-dieci-direttori-d2585db0-de9f-11e7-b187-5e2bcfb79ac2.shtml
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Galleria Officine Saffi

UGO LA PIETRA – UNA FORZA INTERIORE

by associazione planaon 19 dicembre 2017in Eventi

Officine Saffi, centro specializzato nella ceramica contemporanea collocato a pochi passi dalla stazione di Cadorna, propone una mostra dedicata a Ugo La Pietra e Giovanni Mengoni dal nome Una forza interiore.

[caption id="attachment_4108" align="aligncenter" width="1157"] Ugo La Pietra – Una forza interiore. Visione generale della mostra. Galleria Officine Saffi.[/caption]

 

Ceramiche dedicate al tema della “virilità”.

“Un forza interiore”, dove l’allusione a una forte muscolatura dà espressività alla forma, accentuata anche dalle superfici nere, compatte, lucide come la pelle sudata di un lottatore arcaico. Un’energia fisica ed emotiva capace di modificare l’equilibrio delle forme tradizionali dei vasi, accompagnati da oggetti votivi.

Ugo La Pietra

 

[caption id="attachment_4109" align="aligncenter" width="1137"] Ugo La Pietra – Una forza interiore. Visione in dettaglio della mostra. Galleria Officine Saffi.[/caption]

 

Le opere in mostra sono il frutto della pluriennale collaborazione di Ugo La Pietra con il già citato Giovanni Mengoni, i due sono stati capaci di fondere in maniera del tutto armoniosa la visionarietà dell’artista con il pensiero logico del designer e l’abilità dell’artigiano.

Giovanni Mengoni è un maestro ceramista umbro specializzato nella lavorazione del bucchero, e da anni si occupa di ricerca e innovazione del far ceramica cercando di applicare tradizionali metodi di lavorazione su contemporanei oggetti di design.

Ugo La Pietra ha ancora una volta interloquito con sapienze artigianali radicate e ha smontato e rimontato, nella sua testa e in una fornace perugina, l’idea e il possibile del bucchero.
È il Bucchero infatti il protagonista di tutte le opere in mostra alle Officine Saffi. Si tratta di un materiale antico, raro, mistrerioso: è limitato, perché intimamente anestetico, per quel suo inghiottire la forma, le sue tettoniche e le sue misure spaziali, in una nerità lucida che tutto assorbe, a cominciare dal possibile di bellezza. Ma è comunque capace di interpretare una visione contemporanea, come quella di Ugo La Pietra.

[caption id="attachment_4111" align="alignleft" width="1328"] Disegni di La Pietra per le opere in bucchero di Mengoni.[/caption]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ugo La Pietra non poteva non incontrare, nel suo percorso proliferante e curioso – curioso per energia intellettuale, per tensione critica – il bucchero, e non poteva non esporlo alle Officine Saffi, centro internazionale di ricerca sulla ceramica contemporanea. Il risultato di questa collaborazione è una mostra monocromatica dalla forte carica espressiva, quasi primitiva, dove l’artista, grazie all’aiuto dell’artigiano, ritorna ad auscultare la materia per divenirne maestro, faber; senza però dimenticare la profonda riflessione critica alla quale Ugo La Pietra tutto sottopone.

[caption id="attachment_4110" align="aligncenter" width="747"] Opera con due firme: Ugo La Pietra e Giovanni Mengoni.[/caption]

 

Nota degna di interesse sono le firme che viengono poste delicatamente sul fondo dei vasi.
Ugo La Pietra è l’unico artista che firma le sue opere con due nomi: il suo e quello dell’artigiano che ha realizzato l’oggetto, in questo caso il maestro umbro Giovanni Mengoni.
Nominare qualcuno significa dargli la giusta importanza e riconoscere il valore aggiunto che il suo nome può portare all’opera. Purtroppo, ribadisce più volte La Pietra, nel mondo del design e dell’industria l’artigiano, il maestro d’arte, viene spesso nascosto.

[caption id="attachment_4112" align="aligncenter" width="747"] Souvenir dalla esplicita fertilità virile.[/caption]

Sono esposti nella mostra dei souvenir – letti come degli ex voto- che, a prima vista, possono davvero sembrare inosliti in quanto simboleggiano, in maniera del tutto esplicita, la fertilità maschile.
Qui si apre un tema caro a Ugo La Pietra: quello relativo alla memoria.
La ceramica è in grado di dar vita ad oggetti fortemente tridimensionali, in cui la tridimensionalità non allude solamente alla loro ovvia fisicità, ma anche ai possibili e continui riferimente alla storia della memoria. Attraverso questi souvenir Ugo vuole remar contro la crescita esorbitante di immagini bidimensionali relative a quella relata virtuale proposta dal sempre più ampio uso della telematica e informaica. Vuole portare nelle case un ricordo, fisico e materiale, avente una qualità estetica e artistica vibrante.

La ceramica è infatti la più antica espressione di cultura materiale italiana, capace di descrivere e rappresentare le abitudini e le ritualità dei vari comportamenti sociali di un luogo specifico senza mai togliere un alto quoziente di artisticità. Questo atto è portatore di una rinascita, se pur delicata, del passato simbolico, mitico e rappresentativo.

 

Fonti: 
Catalogo mostra Ugo La Pietra – Una forza Interiore
La ceramica in Italia e nel mondo, autunno 2017
La ceramica in Italia e nel mondo, giugno 2015
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SERGIO CARLACCHIANI – DISINQUINAMENTE

by associazione planaon 13 dicembre 2017in Fascicolo

 Sergio Carlacchiani
Pensare diVerso/ Pattumiera poEtica

Sergio Carlacchiani ( pseudonimi: Karl Esse – Sergio Pitti) è nato nelle Marche, a Macerata nel 1959. È un artista interdisciplinare: performer, declamAttore, doppiatore, poeta e pittore. Direttore artistico di varie rassegne teatrali.

Durante la settimana del Salone del Mobile l’attore e artista multidisciplinare Sergio Carlacchiani è intervenuto, all’interno della mostra Disinquinamente 2016 Fuorisalone Milan Design Week, con la performance Disinquinamente 1993-2016 Pensare diVerso: Pattumiera PoEtica.
La performance ha ripreso una precedente collaborazione con Sergio Costa, Presidente di Associazione Culturale Plana e amico dell’artista, realizzata nel 1993 a Pesaro. A seguito della performance, Carlacchianí ha voluto donare a tutti i partecipanti la poesia Preghiera, opera multiplo realizzata in una serie firmata e numerata da i a 100.

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Info

  • spazio grandesign [Milano Distretto Cadorna] Piazzale Luigi Cadorna, 2 Milano 20123
  • (+39) 02 80582033, (+39) 348 3048615
  • segreteria@grandesignetico.org

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